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Il fitness dovrebbe essere incluso nei futuri piani pandemici

21 Settembre 2020
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Questi risultati evidenziano davvero la necessità di considerare l’attività fisica quando stiamo sviluppando linee guida di salute pubblica per una seconda ondata di infezioni, o per future pandemie

Garantire che i livelli di attività fisica non scendano in modo significativo: è questa la preoccupazione che emerge da una ricerca canadese che ha indagato gli effetti della pandemia sui livelli di attività fisica delle persone.

Restando in Europa, la Gran Bretagna, è tra i Paesi che hanno maggiormente espresso preoccupazione per la salute della popolazione per l’improvvisa sedentarietà causata dalla pandemia, una questione trattata come un affare di salute pubblica.

Secondo la ricercatrice Katie Di Sebastiano, autrice principale dello studio canadese, l’attività fisica ha “implicazioni significative e a lungo termine per la salute fisica e mentale” ed è questo il motivo per cui tenere alto lo stato di attività fisica tra la popolazione deve essere trattato come una “priorità di salute pubblica” in risposta a eventuali future pandemie, nonché durante la pianificazione delle crisi per una possibile seconda ondata di un COVID-19.

Lo studio dell’Università della British Columbia (UBC) in Canada mostra che mentre l’attività fisica da moderata a intensa è aumentata nelle prime sei settimane della pandemia, l’attività fisica leggera è diminuita. Questo è preoccupante per due ragioni:

  1. sono diverse le ricerche che attestano come praticare attività fisica leggera può avere gli stessi benefici sulla salute fisica e mentale di quella media – intensa;
  2. l’esercizio fisico “leggero” è quello più praticato se si pensa che la percentuale di popolazione parzialmente attiva supera quello degli attivi.

Di sicuro, quindi, non possiamo perdere quel più di un terzo della popolazione che continua a mantenersi attiva anche se non raggiunge i livelli raccomandati dall’OMS, perché le ricerche più recenti hanno scoperto come le persone che fanno sport anche una volta a settimana migliorano la propria salute e aspettativa di vita rispetto ai sedentari.

Lo studio che evidenzia la priorità dell’attività fisica nelle linee guida per la salute pubblica

Lo studio canadese si è basato su 2.338 utenti di app (il 10,1% del campione totale), che si sono connessi abbastanza per fornire un set di dati completi.

Mentre molti altri studi che tracciano i livelli di attività fisica durante la pandemia si sono basati sul ricordo delle persone – e sulla loro interpretazione personale dell’intensità – i ricercatori dell’UBC hanno potuto accedere a dati oggettivi sulla frequenza cardiaca e sulla velocità dei passi attraverso una particolare app, PAC.

le malattie croniche preesistenti purtroppo sono presenti nella maggioranze dei decessi tra i positivi al COVID. In particolare lo studio rivela come l’ipertensione arteriosa fosse presente in quasi il 70% dei casi.

Dopo aver esaminato i dati, il team ha scoperto che tutti i livelli di attività fisica sono diminuiti tra il 9 e il 12,6 per cento poco dopo l’introduzione del distanziamento fisico. Solo l’attività fisica da moderata a vigorosa è “rimbalzata”, mentre l’attività meno intensa è stata soppressa.

con l’attività fisica, si potrebbe evitare il 14,6% delle morti in Italia

“Questi risultati evidenziano davvero la necessità di considerare l’attività fisica quando stiamo sviluppando linee guida di salute pubblica per una seconda ondata di infezioni, o per future pandemie”, ha detto Di Sebastiano.

Che la pandemia abbia fatto da detonatore nella consapevolezza dello sport come priorità di salute pubblica è vero anche se si pensa a diversi rapporti sull’impatto del COVID 19 sulla popolazione diffusi dall’ISS, Istituto superiore di sanità.

Una di queste statistiche fa riferimento allo stato di salute di chi ha contratto il virus: le malattie croniche preesistenti purtroppo sono presenti nella maggioranze dei decessi tra i positivi al COVID. In particolare lo studio rivela come l’ipertensione arteriosa fosse presente in quasi il 70% dei casi.

L’attività fisica è tra le maggiori forme di terapia e prevenzione delle malattie croniche non trasmissibili: l’ipertensione arteriosa è una delle peggiori conseguenze della sedentarietà e potrebbe essere prevenuta con il semplice movimento.

E’ dunque necessario che le istituzioni accolgano lo sport come una questione di salute pubblica non subalterna ad altre emergenze sanitarie.

Ricordiamo che, con l’attività fisica, si potrebbe evitare il 14,6% delle morti in Italia, perché rafforza il sistema immunitaria dai virus influenzali e aiuta a combattere, coronavirus a tumori, malattie cardiovascolari e sindrome metabolica.

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