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Attività fisica, sedentarietà e obesità: i nuovi dati ISS

15 Luglio 2020
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Resta quindi una missione trasversale nella società e non solo appannaggio dei medici quella di promuovere e sensibilizzare sani stili di vita tra la popolazione ed in questa ottica il ruolo dei centri sportivi è quanto mai attivo e necessario.

La sedentarietà rischia di diventare un problema strutturale: dagli ultimi dati dell’ISS, attraverso il portale di Epidemiologia pubblica, Epicentro, l’inattività fisica resta un problema sociale e sanitario diffuso.

Tra il 2016 e il 2019 è addirittura cresciuta rispetto alla serie temporale precedente raggiungendo quota 35%, con caratteristiche che sembrano essere cristallizzate. La popolazione fisicamente attiva in Italia non va oltre il 31,1% mentre la popolazione parzialmente attiva raggiunge il 33,8% ma sono medie nazionali da far impallidire i risultati di alcune Regioni dove la sedentarietà è molto più diffusa.

Partiamo da alcune definizioni importanti

E’ “fisicamente attivo” chi dichiara di praticare attività fisica secondo le indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ovvero: 30 minuti di attività fisica moderata per almeno 5 giorni alla settimana, o almeno 20 minuti al giorno di attività intensa per almeno 3 giorni a settimana; oppure svolge un’attività lavorativa che richiede un importante sforzo fisico.

Chi pratica comunque attività fisica ma non raggiunge i livelli raccomandati si definisce “parzialmente attivo”.

Purtroppo, anche se piuttosto equilibrata la distribuzione percentuale tra i 3 gruppi, la quantità di sedentari supera gli altri due gruppi. L’importanza delle definizioni che aiutano ad inquadrare il problema è utile soprattutto dal momento che l’indagine di Epicentro “Passi”, ha rilevato una scarsa consapevolezza del proprio livelllo di attività fisica, percepito quasi sempre come sufficiente anche quando non lo è.

Ecco cosa emerge da una lettura incrociata dei dati.

Le persone in sovrappeso o obese sembrano essere poco consapevoli del loro stato di eccesso ponderale e non si percepiscono tali: fra le persone in sovrappeso meno della metà ritiene troppo alto il proprio peso corporeo. A questo aggiungiamo che la metà dei parzialmenti attivi reputa il suo livello di attività fisica adeguato.

Sedentarietà, obesità e scarsa cultura del movimento: un circolo vizioso

  • Sedentarietà tra le Regioni. Il trend di sedentarietà è in lieve aumento soprattutto al Sud e nelle Isole dove alcune regioni come la Basilicata e la Campania raggungono una percentuale di inattivi del 58,3% e del 52,3%. Anche nelle altre Regioni del Sud le percentuali di attività fisica sono tutte inferiori alla media Italia. Non fanno meglio le regioni del Centro Italia: nelle Marche, nel Lazio, come in Basilicata, Campania, Puglia, Sicilia gli attivi stanno tutti sotto la media Italia (31, %), non raggiungendo neanche il 30%.
  • Obesità. Se a questi dati aggiungiamo i valori di obesità ed eccesso ponderale, purtroppo notiamo che dove ci si muove poco si è anche più in sovrappeso, in particolare le regioni del Sud e le Isole raggiungono livelli di sovrappeso allarmanti: in Campania il 51,8% è in sovrappeso mentre il 14,2% è obeso (media Italia 10,6%) mentre in Calabria il 49,2% è in sovrappeso mentre il 14,2% è obeso.

  • Cultura del movimento. Un altro dato interessante è che la consapevolezza del proprio stato, sia di sovrappeso sia del livello di attività fisica. Si legge sul sito di Epicentro: “Le persone in sovrappeso o obese sembrano essere poco consapevoli del loro stato di eccesso ponderale e non si percepiscono tali: fra le persone in sovrappeso meno della metà ritiene troppo alto il proprio peso corporeo; fra le persone obese c’è maggiore consapevolezza, tuttavia non è trascurabile il numero di persone (più di 1 su 10) che ritiene il proprio peso giusto. Generalmente le donne sono più consapevoli del problema rispetto agli uomini e l’essere coscienti del proprio eccesso ponderale favorisce l’adozione di comportamenti alimentari corretti.” A questo aggiungiamo che la metà dei parzialmenti attivi reputa il suo livello di attività fisica adeguato. Insomma la scarsa cultura di cosa significa un movimento adeguato e regolare tende a peggiorare la situazione e a non rendere vigili le persone sul problema. Ecco perché pensiamo che sia urgente insistere sul messaggio che solo un’attività fisica frequente sia veramente efficace.

  • Ancora debole il ruolo dei medici. In questo quadro di scarsa consapevolezza culturale si inseriscono i deboli appelli dei medici: troppo bassa è l’attenzione dei medici al problema della scarsa attività fisica anche nei confronti di obese o con patologie croniche: su 10 intervistati solo 3 riferiscono di aver ricevuto il consiglio dal medico di fare regolare attività fisica mentre tra chi è in sovrappeso le persone il dato non raggiunge il 40% mentre tra chi ha determinate patologie croniche non raggiunge il 45%.
  • I gap restano invariati: restano purtroppo non superate anzi riprodotte le differenze legate al genere, all’istruzione, all’età e alla provenienza geografica. Le donne sono più sedentarie degli uomini e più pigre: il 36,8% è sedentario contro il 33,3%. La sedentarietà cresce al crescere dell’età come potete vedere dal grafico sottostante. Il livello d’istruzione sembra essere uno spartiacque se pensiamo che il 50% dei sedentari ha un livello d’istruzione elementare mentre il 27,1 % ha una laurea. Le Regioni del Sud continuano ad essere il fanalino di coda.

La sedentarietà tra gli anziani

Nonostante siano la categoria che avrebbe bisogno di muoversi di più perché più a rischio, alcuni modelli e retaggi culturali anacronistici continuano a vedere gli anziani, parliamo degli ultra 65enni, prigionieri di stili di vita sedentari. I dati relativi a questa popolazione sono stati raccolti nell’indagine Passi d’argento, progetto dedicato proprio alla terza età sempre di Epicentro.

Qui il gap di genere è molto forte con la quasi totalità del campione femminile che come unica attività motoria contempla le occupazioni e faccende domestiche, con una superiorità schiacciante rispetto agli uomini.

Inoltre rispetto alle persone over 65 performano male in termini di attività fisica anche quelle regioni che si distinguono, nelle altre fasce d’età per comportamenti più virtuosi: ad esempio anche in Toscana il 51,3% degli ultra 65enni è sedentario a fronte di una media nazionale del 44,2%.

Purtroppo anche in questo caso il ruolo del medico è fondamentale ma solo il 28% degli ultra 65enni ha ricevuto da parte di un medico o altro operatore il consiglio di fare attività fisica.

Resta quindi una missione trasversale nella società e non solo appannaggio dei medici quella di promuovere e sensibilizzare sani stili di vita tra la popolazione ed in questa ottica il ruolo dei centri sportivi è quanto mai attivo e necessario.

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