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COVID – 19: ANIF ai tavoli di lavoro internazionale

27 Marzo 2020
COVID 19 e sport in Europa
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ANIF con IHRSA e EuropeActive sta lavorando in questa fase di emergenza, sia con le istituzioni nazionali che sul fronte internazionale

Nei giorni passati ANIF è stata invitata a rappresentare l’Italia in due importanti tavoli di confronto: EuropeActive e IHRSA.
Le due realtà, che a livello mondiale, rappresento e tutelano il settore sportivo a tuttotondo.

Martedì 24 marzo, è stata inaugurata la piattaforma digitale: European RoundTable, un appuntamento che si ripeterà ogni settimana, voluto da EuropeActive e che ha visto coinvolte 14 associazioni, ognuna in rappresentanza del proprio Paese.

Angelo Desidera, come delegato ANIF, ha partecipato all’incontro e sono emerse idee e prospettive che vogliamo condividere con tutti i colleghi italiani.

  • Nella maggior parte dei Paesi, i club sono stati obbligati a chiudere, esattamente come in Italia.
  • Nei Paesi nordici e in Irlanda, fino ad oggi, non c’è alcun obbligo di chiusura, ma molti operatori hanno volontariamente deciso di chiudere.
  • Tutti i governi nazionali stanno adottando misure per limitare conseguenze economiche drammatiche post COVID-19. Tali misure sono di natura simile nei diversi Paesi (ad es. sospensione del pagamento degli affitti, contributo ai salari, sussidi ai lavoratori autonomi, ecc.).
  • Diversi partecipanti hanno sottolineato che molti addetti ai lavori del settore sportivo e fitness stanno spostando le loro attività online per rimanere comunque in contatto con i loro iscritti.

Durante le domande e risposte i partecipanti hanno sollevato i seguenti punti:

  • EuropeActive può supportare il settore e le associazioni nazionali redigendo un protocollo d’intesa o un Manifesto che possano dare al settore una voce forte e unificata sia a livello nazionale che europeo.
  • EuropeActive può supportare iniziative nazionali mediante la firma congiunta di lettere o l’assistenza con webinar per avere un dialogo istituzionale di più ampio respiro.

Le principali misure anti crisi COVID – 19 adottate in Europa

  1. La Spagna ha richiesto una riduzione dell’IVA ed è in attesa di un pacchetto finanziario di aiuti ai titolari dei club.
  2. L’Inghilterra ha ricevuto dal governo un contributo per la copertura dell’80% dei salari dello staff dei centri stessi. Inoltre sta chiedendo un pacchetto di aiuti che va dalla riduzione delle tasse al congelamento degli affitti, alla possibilità di ricevere dei finanziamenti agevolati per il settore oltre all’abattimento dell’IVA.
  3. In Portogallo i club sono stati chiusi solo lo scorso venerdì e l’80% dei lavoratori del settore non ha un contratto diretto ma è inquadrato come “lavoratori indipendenti”. Riceveranno un rimborso del 46% del loro salario dal governo e il 20% dai club in cui lavorano. Perderanno quindi il 24% del loro salario, ma aspettano dal governo ulteriori misure di supporto.
  4. Nella Repubblica Ceca i club sono chiusi da due settimane e rimarranno chiusi per tutto il mese di aprile. Al momento non c’è ancora un supporto diretto dal governo, tuttavia la federazione del fitness ha già fatto richiesta per l’abbattimento dell’IVA o almeno una riduzione per i club stessi.
  5. In Polonia i club sono chiusi dallo scorso giovedì e il governo sta lavorando per delle misure di aiuto, ma al momento non si è ancora ufficialmente espresso. Ci sono delle proposte avanzate dal settore sportivo per chiedere supporto nel pagamento dei salari e un congelamento delle tasse in atto.
  6. In Ungheria i club possono rimanere aperti ma alcuni hanno deciso volontariamente di chiudere. I club aperti devono garantire delle condizioni igieniche e di distanza a tutto il personale e ai frequentatori. La federazione locale sta chiedendo al governo una riduzione delle tasse.
  7. In Francia i club sono chiusi da circa 10 giorni e lo saranno fino al 15 aprile. Al momento il governo ha disposto un rimborso fino all’84% del salario di tutti dipendenti dei centri sportivi e la federazione sta chiedendo allo Stato l’accesso ai fondi nazionali per le situazioni di emergenza sanitaria.
  8. In Svezia non ci sono ordinanze di chiusura per i centri sportivi ma comunque molti centri hanno deciso autonomamente di chiudere. Gli altri debbono osservare le indicazioni igienico-sanitarie da COVID-19 e il governo sta facendo una campagna sociale per promuovere l’attività fisica per rimanere in forma. Il governo comunque paga il 53% dei salari del personale dei centri che hanno deciso di chiudere.
  9. In Russia i club hanno chiuso lo scorso sabato ed hanno avanzato al governo una richiesta di supporto per poter pagare i salari, gli affitti e le altre spese fisse… sono in attesa di risposte concrete.
  10. In Finlandia ci sono sia centri aperti che centri chiusi. I centri aperti devono osservare alcune precise regole, come ad esempio: tutte le classi di group exercise devono avere massimo 10 partecipanti, tutti gli adulti con più di 75 anni non possono frequentare club o allenarsi nei centri sportivi. È vietato spostarsi da regione a regione (sempre all’interno della Finlandia). È stato creato un gruppo WhatsApp dai titolari dei centri sportivi per affrontare insieme il momento di crisi e hanno tracciato, con la loro confederazione industriale, dei suggerimenti e linee guida su come gestire in questo periodo le varie negoziazioni: il pagamento degli affitti, il rimborso o meno agli iscritti, …
  11. L’Irlanda, sulla scia della Gran Bretagna, ha chiuso i club ma solo da due giorni e si stanno preparando a presentare delle richieste al governo a sostegno del settore.
  12. In Bulgaria le palestre sono chiuse e il governo garantisce per un massimo di 3 mesi, la copertura del 50 % dei salari dei collaboratori di tutto il settore fitness.

Coronavirus, aspetti legali e operativi: ANIF invitata al Member Forum, da IHRSA

Un confronto sugli aspetti legali che i club stanno affrontando per questa emergenza sanitaria, ma anche economica, relativi ai contratti dello staff e dei propri iscritti.

Ad oggi negli USA ci sono Stati che consentono ancora ai club di poter essere aperti e svolgere i corsi, adottando misure igienico-comportamentali molto rigorose, altri Stati invece hanno già ordinato la chiusura dalla settimana scorsa.
Sono intervenuti l’Avvocato Adam Sloustcher, legale presso lo studio Fisher & Phillips in California, e Aaron Moore, Direttore dei 7 club VIDA Fitness nel distretto di Washington DC.

Negli Stati Uniti le dinamiche operative fanno quindi riferimento sia a direttive federali che statali e quindi ogni club deve rifarsi al proprio Stato. Ci sono già in atto sussidi da parte del governo per far fronte al salario dei dipendenti e agli sgravi fiscali.

Misure a favore dei lavoratori colpiti dalla chiusura dei club

In molti casi i dipendenti dei club sono stati sollevati dalle loro mansioni lavorative e messi in “malattia”, in altri casi alcuni club hanno aperto pratiche di rimborso alle proprie assicurazioni come “calamità naturali” e stanno mantenendo inalterato il salario dei trainer e dei dipendenti che continuano a svolgere il loro lavoro in modalità smart working.

Ogni club ha cercato di rimanere fedele al planning tradizionale dei workout, sebbene tutto in streaming o su piattaforme digitali

Stanno anche continuando a gestire gli allenamenti di Personal Training secondo la programmazione dei vari iscritti.

Il messaggio che stanno cercando di diffondere il più possibile è quello di rassicurare i propri frequentatori e di trasferire un atteggiamento positivo proprio grazie all’attività fisica.

Ora più che mai le persone hanno bisogno di sapere che, grazie al supporto del proprio club, posso stare bene ed avere un sistema immunitario più forte.

Nei prossimi giorni comunque l’IRS (Internal Revenue Service) si dovrà pronunciare ufficialmente con delle linee guida per l’intero Paese in merito ai sussidi economici.
Intanto al Senato stanno valutando un “Big Stage Economical Relief Bill” che, tra i vari punti, prevede anche un prestito fino a $10 milioni che i centri possono utilizzare esclusivamente per pagare gli stipendi e, nel caso in cui la cassa integrazione non abbia superato il 25 % dello staff, saranno a fondo perduto.

Nei prossimi giorni vi daremo nuovi aggiornamenti dal mondo, stay tuned…

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