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“Le palestre aiutano a prevenire il Covid-19 e ridurre il suo impatto” lo conferma la medicina

11 Settembre 2020
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“Dobbiamo fare tutto il necessario affinché rimangano aperti tutti i luoghi dove le persone si allenano e possono essere attive, perché è una parte essenziale della vita” Doctor Robert Sallis

La salute è l’obiettivo principale di tutta la filiera del fitness e del wellness.
Basti pensare che appena dichiarata la pandemia, si sono tutti mobilitati per fornire delle modalità alternative per aiutare le persone a rimanere attive nonostante la chiusura dei club. Successivamente al lockdown, l’attenzione degli operatori si è spostata sulle rigorose misure da adottare per ridurre al minimo i rischi e poter riaprire in totale sicurezza. Eppure, nonostante questi numerosi sforzi, i media (e spesso anche i funzionari pubblici) hanno erroneamente dipinto il settore sportivo come non sicuro.

IHRSA, da sempre al fianco degli operatori in difesa di una corretta pratica sportiva all’interno dei club, ha voluto approfondire il discorso ed ha incontrato medici ed esperti per smontare le false affermazioni e impedire la circolazione di notizie diffamatorie.

Questo articolo è il primo di una serie in cui condivideremo le opinioni di medici, scienziati e professionisti della sanità pubblica su tematiche che riguardano:

  • come allenarsi in sicurezza nei club durante una pandemia,
  • come i club contribuiscono significativamente a mantenere le persone in salute,
  • i benefici dell’esercizio fisico per la salute.

Abbiamo intervistato il Doctor Robert Sallis, per avere il suo parere in merito.

L’attività fisica è fondamentale per la prevenzione, la gestione e il trattamento di malattie croniche, oltre a favorire uno stato di salute generale anche in età adulta e la longevità.

Circa il 20% degli americani fa esercizio fisico in uno dei 40.000 fitness club del Paese.

 

“Il COVID-19 non ha fatto altro che mettere in luce il nostro pessimo stile di vita… scorrendo l’elenco dei fattori di rischio per il Covid, quelli che portano addirittura al decesso o ad un contagio molto aggressivo; sono le malattie dell’inattività stessa”.

Robert Sallis, M.D., Co-director of Sports Medicine Fellowship Program Kaiser Permanente – Fontana, CA

 

Secondo i CDC (Centers for Disease Control and Prevention – i Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie) appena la metà degli adulti fa sufficiente esercizio fisico.

“Credo, come molti altri, che l’inattività fisica sia il principale problema di salute pubblica del nostro tempo”, afferma Sallis.

Sallis è Co-Direttore del Programma di borse di studio di medicina dello sport presso la Kaiser Permanente di Fontana, California, Professore Clinico di Medicina della famiglia presso la University of California Riverside School of Medicine, e Presidente dell’Exercise is Medicine Health Advisory Board.

Non dovrebbe sorprenderci quindi che l’esercizio fisico è la prima forma di medicina che Sallis prescrive ai suoi pazienti – ancora oggi!

Sallis racconta “In qualità di medico di famiglia da diversi anni, ritengo che l’attività fisica è in assoluto la medicina più importante da prescrivere ai miei pazienti”.

Così la pensiamo anche noi.

L’attività fisica può:

  • ridurre le possibilità di sviluppare malattie croniche,
  • ridurre il rischio di contrarre malattie non trasmissibili o trasmissibili (come il coronavirus)
  • migliorare il sistema immunitario.

Senza voler menzionare tutti gli altri innumerevoli benefici mentali, emotivi e di salute generale dell’esercizio fisico stesso.

Il Covid-19 è una malattia dell’inattività

“Il Covid-19 ha messo sotto i riflettori i nostri stili di vita”, dice Sallis. “E sono proprio le persone con uno stile di vita malsano ad essere più a rischio per il virus… scorrendo l’elenco dei fattori di rischio per il Covid, quelli che portano addirittura al decesso o ad un contagio molto aggressivo; sono le malattie dell’inattività stessa”.

Facendo riferimento al CDC, l’inattività ha un forte impatto sulle malattie preesistenti che aumentano anche il rischio di un Covid-19 grave. Queste malattie includono:

  • BPCO (broncopneumopatia cronica ostruttiva),
  • obesità (indice di massa corporea [IMC] di 30 o superiore),
  • diabete mellito di tipo 2,
  • malattia falciforme.

La pandemia ha drasticamente diminuito il livello di attività tra gli adulti e i bambini degli Stati Uniti.

Un’indagine condotta su più di 185.000 persone riferisce che tra il 1° marzo e l’8 aprile i livelli di attività sono diminuiti del 48% tra gli adulti.

“È evidente quindi che dobbiamo fare del nostro meglio, adottando tutte le misure necessarie, per tenere aperti i luoghi dove le persone si possono allenare ed essere attive. È una parte essenziale della vita”.

È scoraggiante – per non dire altro – constatare lo scarso valore che tante persone danno all’esercizio fisico. “Siamo tutti seduti in casa rannicchiati, in attesa di un vaccino per Covid-19 invece di uscire, essere attivi ed allenarci, considerando che al momento è l’unico vaccino disponibile e utile per tutti”, dice Sallis.

Come possiamo risolvere il problema dell’inattività durante una pandemia?

Dobbiamo far in modo che le persone si prendano cura della loro salute”. Questa è la migliore protezione che esiste contro il Covid-19″ dice Sallis “Questo virus rimarrà per un po’, dobbiamo capire come iniziare a conviverci o moriremo tutti per evitarlo”.

Diffondere la notizia: Le palestre sono sicure

Le istituzioni stanno erroneamente classificando i centri sportivi come luoghi ad alto rischio durante la pandemia. Nonostante l’aumento dei protocolli di pulizia e delle linee guida sulla sicurezza, così come dei dati e delle ricerche che dimostrano che i club non sono luoghi di contagio del COVID-19, alcune istituzioni non cambieranno la loro percezione e opinione. “Negano l’evidenza” afferma Sallis.

E aggiunge “Stiamo permettendo alle persone di andare in aereo, fare shopping al “Costco” (n.d.t. importante catena di grandi magazzini negli USA), andare negli studi medici, con le dovute precauzioni [per tutte queste attività]. Perché non si può fare lo stesso per le palestre, che sono davvero essenziali per tante persone?”

Tutti i club si sono impegnati per rendere le loro strutture sicure e igienizzate per i frequentatori, il personale e la comunità.
Tutto il settore fitness e sportivo deve diffondere il messaggio che le proprie strutture sono:

  • sicure e pulite,
  • in grado di aiutare a tracciare i contatti,
  • essenziale per la salute generale e per combattere il virus.

 

“La prevenzione è essenziale… è dimostrato che i fattori di rischio da Covid-19 sono tutti ridotti se si svolge una regolare attività fisica” continua Sallis.

 

I dati racconti dalla piattaforma “check-in MXM” dimostrano quanto siano sicuri e necessari i club.

Al 7 agosto, i dati, compilati da 2.877 club con oltre 49 milioni di frequentatori che hanno effettuato il check-in, mostrano un tasso di incidenza di appena lo 0,002% o un rapporto di 42.731:1 visite-virus. Dei 49 milioni di check-in, solo 1.155 persone sono entrate in queste località e sono risultate positive al coronavirus.

Sallis commenta “Praticamente tutti i decessi da Covid-19 hanno evidenziato malattie croniche; tutte malattie legate all’inattività fisica. Pertanto non considerare i centri sportivi come essenziali per prevenire i casi e diminuirne l’impatto non ha proprio senso per me”.

Tuttavia Doctor Sallis insiste e consiglia a tutti, prima di entrare in un club, seguire le seguenti accortezze:

  • Mantenere almeno un metro e 80 di distanza tra le persone anche quando ci si allena all’aperto,
  • Indossare una mascherina e distanziarsi nella sala pesi o durante l’allenamento,
  • Pulire tutta l’attrezzatura dopo l’uso,
  • Calcolare bene il proprio livello di rischio.

“È un errore sminuire l’importanza dei club e l’importante ruolo che giocano sulla salute. Le persone più a rischio sono effettivamente quelle che ne avrebbero anche più bisogno… Qualunque cosa serva per avere luoghi sicuri dove le persone si allenano e possono essere attive, dobbiamo farlo. È una parte essenziale della vita”.

 

Fonte IHRSA: www.ihrsa.org
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